“IN PRIMA PERSONA” Corso-Laboratorio di cittadinanza attiva

Ipotesi di lavoro per un ciclo di laboratori scolastici sulla cittadinanza attiva

a cura di
Massimo Morisi Università degli Studi di Firenze e Massimo Pasquini Liceo Scientifico
“Archimede”, San Giovanni in Persiceto (BO)
8-9 giugno 2024

La cittadinanza come “competenza”

Sulle magnifiche sorti e progressive della “democrazia diretta”, della “democrazia partecipativa”, della “democrazia deliberativa” e di qualunque altra modalità di partecipazione alla formazione e alla messa in opera delle scelte e delle regole che condizionano o vincolano la nostra vita, esiste ed è compulsabile una letteratura infinita e plurisecolare. Nonostante i suoi tragici difetti non abbiamo inventato nulla di preferibile alla “democrazia rappresentativa” (…dal Parlamento europeo al consiglio del mio quartiere) eppure, specie da giovani, continuiamo a cercare strumenti, metodi e procedure per non smarrire o disperdere la nostra capacità di riflettere, di proporre, di contestare e comunque di influire in prima persona sull’esercizio del potere politico e sul funzionamento dei pubblici poteri in generale, così come sulle decisioni imperative per le collettività in cui viviamo ovvero per la nostra stessa personale esistenza: …che si tratti di un divieto di accesso veicolare in Piazza del Popolo; o dell’adozione di un bambino sceso da un barcone che io voglia accogliere nella mia vita; o della costruzione di un rigassificatore vicino a casa mia se abito sul mare; o di come valorizzare gli spazi di un centro sociale nel cuore o alla periferia di una città; o degli indicatori con cui valutare il rendimento formativo di un dato sistema scolastico; ovvero di individuare i gruppi o le categorie sociali cui destinare un salario minimo o un alloggio popolare; … e via e via immaginando. Ebbene, quegli strumenti, quei metodi, quelle procedure con cui vorremmo prendere voce e parte al funzionamento della cosa publica e al suo governo, attengono al campo semantico dei regimi politici e al grado effettivo della loro democraticità o del loro controllo più o meno autoritario. E proprio per questo non sono mai confinabili nel mero perimetro del senso comune, della buona volontà, dell’imparare facendo. Hanno invece bisogno, per essere efficaci, di una qualche competenza da costruire e alimentare in ogni singola persona come corredo necessario della consapevolezza della sua cittadinanza. Una “competenza” che è in primo luogo culturale, ma anche tecnica. E destinata, a un tempo, ad essere costantemente sperimentata e innovata nella realtà dei mondi in cui quella stessa persona conduce materialmente e affettivamente la sua esistenza.

             Diamo dunque per acquisite le ragioni (anch’esse abbondantemente analizzate in letteratura) dell’abbandono del diritto/dovere di voto (a norma della Costituzione italiana) ad opera di quote semimaggioritarie dell’intera popolazione italica ed europea, e non meno evidente nelle fasce elettorali più giovani (per quanto il  trend non si riveli in ulteriore crescita presso queste ultime). Ma a fronte di un simile fenomeno, ormai strutturalmente scontato, si registra come meritevole di attenzione una crescente domanda sociale - anche tecnologicamente sostenuta - di “contare”, di influire appunto: non sulla politica, cioè sulla competizione per il potere di governo, bensì sulle “politiche”, al plurale. Ossia sui processi decisionali e attuativi con i quali le autorità pubbliche cercano di orientare, dirigere, vincolare - a seconda degli incentivi normativi adottati e della strumentazione giuridica prescelta - la quotidianità del nostro vivere e i valori, gli interessi e i progetti sui quali essa si fonda e si dipana: …che per i più giovani concerne i loro spazi di libertà, di creazione, di innovazione, di relazione. Si pensi - a mero titolo esemplificativo - a un tipico conflitto urbano e metropolitano della quotidianità dei nostri giorni e soprattutto delle nostre notti: …chi, come e quanto è chiamato a disciplinare la movida in una data porzione del territorio urbano -centrale o periferica che sia -? Secondo quali logiche e modalità negoziali e decisionali? Occorre schiacciare la questione nei soli termini di un qualche assetto dell’ordine pubblico ovvero tentare la strada di una responsabilizzazione condivisa tra fruitori e attivatori dell’intrattenimento e del divertimento urbano?

                Orbene, quando ci misuriamo con simili fenomeni non solleviamo solo la questione (pur educativamente rilevante) del come, quanto e dove “bere”, ma quella più generale del quanto io persona possa contribuire al benessere ambientale di quel “pezzetto” di repubblica che si esprime nella porzione di territorio urbano o periurbano ove si esercita la mia presenza antropica. E dove entrano in gioco il se e a quali politiche pubbliche io possa contribuire in prima persona e in che modo: …ad integrazione o addirittura in sostituzione delle capacità analitiche e propositive di coloro che dicono di rappresentarmi in un Consiglio comunale o in un’assemblea regionale o nel Parlamento della Repubblica. Oppure, ancora, ad integrazione o addirittura in sostituzione di chi quelle politiche dovrebbe gestirle.

              Tutto questo per rimarcare, pregiudizialmente, che per produrre ed esprimere “cittadinanza attiva”, ossia una qualche influenza sulle politiche che ci riguardano, non bastano un buon orecchio e una voce intonata, occorre anche saper leggere uno spartito e impratichirsi nel solfeggio: perché le politiche pubbliche dei nostri tempi hanno la caratteristica di essere drammaticamente, talvolta tragicamente, complicate. E un cittadino, se davvero si vuole “attivo”, non occorre diventi uno specialista su ogni tematica che lo riguardi ma deve sapere coglierne la complessità e “imparare” a sostituire propri argomenti agli slogan che pur potrebbero affascinarlo o semplificargli, illusoriamente, l’orizzonte. E gli esiti di un simile apprendimento sono tanto più efficaci quanto più lo sforzo di quell’apprendere è precoce. E tanto più necessari allorché quello stesso essere attivi sarà chiamato a misurarsi nella discussione civica e col bisogno di alleanze e di legami, se non comunitari, almeno collettivi.

L’articolazione operativa

  1. Si prevede un breve ciclo di laboratori interattivi e solamente in presenza. In particolare, si tratterebbe di cinque laboratori pomeridiani di tre ore ciascuno, da tenere a cadenza settimanale, per un massimo complessivo di quindici ore extracurricolari. Le studentesse e gli studenti da coinvolgere dovrebbero appartenere alle classi superiori e aderire all’iniziativa per libera scelta mediante apposita iscrizione ovviamente gratuita. Il novero degli studenti interessati non dovrebbe essere inferiore a 10 persone come condizione di fattibilità. Per i partecipanti si dovrebbe prevedere un attestato di frequenza conclusivo che la Scuola potrebbe rilasciare integrando, di conseguenza, i “fascicoli” dei partecipanti stessi con una specifica nota di merito.

  2. Ciascuno dei cinque laboratori settimanali potrebbe articolarsi in più gruppi di lavoro a seconda del numero di iscrizioni. Ogni laboratorio settimanale dovrebbe assumere il seguente formato:
  1. tematizzazione dell’argomento - in riunione plenaria con gli studenti - mediante apposita relazione di base: 30 minuti; 
  2. approfondimento, sempre in plenaria, in dialogo tra studenti e relatori: 30 minuti;
  3. costruzione e sviluppo - in singoli gruppi di lavoro - di simulazioni esemplificative:      90 minuti;
  4.  in plenaria, formulazione collettiva e di uno specifico report d’insieme: 30 minuti. 

Gli argomenti dei singoli laboratori:

  1. Come influire sul funzionamento della POLITICA.

Quadro concettuale, fonti informative e normative, strumenti e tecnologie di mobilitazione, analisi, discussione, deliberazione.

Esercizio di simulazione su una tematica emblematica, quale ad esempio:

il diritto di voto ai minorenni”.

  1. Come influire sul funzionamento delle POLITICHE.

Quadro concettuale, fonti informative e normative, strumenti e tecnologie di mobilitazione, analisi, discussione, deliberazione.

Esercizio di simulazione su una tematica emblematica, come ad esempio:

quale cittadinanza per gli stranieri (tra ius sanguinis, ius soli e ius culturae).

  1. Come influire sul trattamento politico, amministrativo ed economico-sociale delle questioni ambientali.

Quadro concettuale, fonti informative e normative, strumenti e tecnologie di mobilitazione, analisi, discussione, deliberazione.

Esercizio di simulazione su una vicenda emblematica, come ad esempio:

la tutela dell’ambiente nella metropoli bolognese”.

  1. Come influire sul trattamento politico, amministrativo ed economico del “diritto allo studio”.

Quadro concettuale, fonti informative e normative, strumenti e tecnologie di mobilitazione, analisi, discussione, deliberazione.

Esercizio di simulazione su una vicenda emblematica, come ad esempio:

l’accoglienza e i servizi per gli studenti fuori sede dell’Ateneo bolognese”.

  1. Come influire sul ruolo educativo della scuola.

Quadro concettuale, fonti informative e normative, strumenti e tecnologie di mobilitazione, analisi, discussione, deliberazione.

Esercizio di simulazione su una vicenda emblematica, come ad esempio: la prevenzione culturale della violenza di genere”. 

La docenza

Dovrebbe essere coordinata dai Proff. Massimo Morisi e Massimo Pasquini e annoverare relatori individuati sia nell’ambito della Scuola sulla base di un eventuale interesse di taluni docenti a collaborare all’iniziativa; sia nell’ambito del mondo accademico e professionale, in funzione delle tematiche specifiche qui proposte (…si sottolinea: soltanto “proposte”).

Promozione dell’iniziativa

La messa in opera del progetto richiede una triplice iniziativa di comunicazione e mobilitazione:

  • un seminario informativo e di revisione della proposta all’interno del collegio dei docenti della Scuola;

  • una successiva assemblea di informazione e raccolta di opinioni presso il corpo studentesco delle ultime classi della Scuola;

  • una successiva presentazione interattiva on line. 

Il calendario della realizzazione del progetto

Se accolto, il progetto necessita ovviamente di una specifica collocazione tra le attività extracurricolari per il prossimo anno scolastico. L’unica esigenza che il progetto sottende è che i laboratori possano svolgersi in continuità. 

 Pasquini